Molte persone non conoscono ancora la linea del tempo, ovvero uno strumento che aiuta a rappresentare, mappare e sintetizzare temporalmente qualcosa, attraverso l’uso di testi, grafici, immagini o altre utilities adatte a questo scopo.
Nel mio lavoro di project management ho avuto spesso a che fare con il Gantt (per semplificare: uno schema visivamente ridotto di fasce temporali, sovrapposte e distribuite, che serve a rappresentare in un foglio la durata di un progetto e la sua articolazione nel tempo). Un Gantt sarebbe un po’ come la versione professionale della linea del tempo. Sapere che esisteva la linea del tempo avrebbe reso molti Gantt più divertenti e tanta gente molto più allegra, invece tutti a rappresentare grafici di scenari temporali immaginari o pianificati alla virgola che, puntualmente, venivano disattesi. Ecco, una differenza sostanziale tra il Gantt e la linea del tempo è che quest’ultima rappresenta la realtà, mentre il Gantt è di fatto la proiezione di una pianificazione di eventi che non è detto che siano un’anticipazione della realtà. Sono strumenti similari, ma temporalmente molto diversi.
Fine del pippone teorico.
Ciò detto, mi trascinavo da tempo la necessità di scegliere un modo creativo, bello, poetico ed efficiente, di fare per e con Samuele una linea del tempo di questi suoi primi anni di vita. Ormai sapete abbastanza bene che, a differenza di molti altri, a me copiare sempre, in generale, piace poco. Cerco ogni volta di distinguere molto bene i momenti e le attività per le quali è utile e suggerito copiare, da quelli in cui si perderebbe l’opportunità di inventare qualcosa di nuovo. Del resto, mi occupo di innovazione e creatività da venticinque anni ormai. Fatta questa premessa, quelle a seguire sono le foto del risultato (parte 1 = il portafoglio della linea del tempo) dall’inizio all’assemblaggio di quello che è diventato il nostro contenitore di ricordi. Cliccando sulle foto potrete ingrandirle. Dopo le foto, tutorial, strumentazione usata da noi e materiali. Non fate i pigri: “troppo difficile” (che poi in questo caso neanche sarebbe) sul nostro blog non è contemplato. Le parole sono importanti e troppo spesso ormai si confonde abitudinariamente la semplicità con la facilità. Non sempre ciò che risulta semplice è anche facile e/o veloce da realizzare e non sempre scegliere le cose facili e/o veloci da realizzare educa alla semplicità o alla bellezza. Io resto del parere che i bambini di oggi hanno bisogno di lentezza, di esercitare la propria concentrazione su abilità e questioni articolate e di farsi durare cose, attività e progetti per obiettivi grandi e desideri alti.
Non mancate mai di invitare i bambini o i vostri figli a partecipare a tutte le fasi di attività, da quella progettuale a quella realizzativa, fino al collaudo, e a sperimentare l’effettiva utilità e usabilità di quello che avete scelto di fare.
DEFINITE IL PROCESSO, FATE LE SCELTE PROGETTUALI
Definire il processo significa organizzarsi bene il lavoro. Per organizzare bene un lavoro, ci sono alcune domande obbligatorie da porsi e altre a discrezione di chi quel lavoro lo dovrà fare. In sostanza, si tratta di fare un’analisi delle condizioni complessive. Ad esempio, per tanti motivi che implicano dispersione di valore (tempo, soldi, energie, soddisfazione, ecc.) è importantissimo sapere o capire:
– cosa vogliamo fare prima di farlo e perché;
– come, ovvero con cosa vogliamo farlo e con quali modalità;
– in quanto tempo vogliamo farlo;
– con chi stiamo lavorando (in gruppo, da soli, con età miste, con ragazzi grandi, con bambini piccoli o magari anche con degli anziani);
– dove si lavora (a casa nostra, in una scuola, in parrocchia, a casa d’altri).
In alcuni casi, è molto utile aggiungere a questa prima analisi altre riflessioni, come ad esempio:
– cosa vogliamo fare del risultato;
– dove lo conserveremo;
– con chi verrà condiviso.
Liberissimi di saltare tutto ciò e prendere subito in mano le forbici, soprattutto se qualcun altro per voi ha già fatto questo lavoro, ma riflettete sul fatto che per comprendere un errore fino in fondo e poterlo analizzare bisogna sapere in cosa si è sbagliato. L’esecuzione non è mai tutto il lavoro: è una fase. Corredarla con l’analisi corretta, le specifiche necessarie, il rispetto delle istruzioni e un corretto utilizzo, è un modo per aumentare le probabilità di successo e per massimizzare l’investimento di valore (tempo, soldi, energie, soddisfazione, ecc.).
COSA ABBIAMO USATO NOI
– carta: colorata e cartoncino, fogli plastificati;
– pannolenci (5 fogli 30×30 di diversi colori, tagliati in 3 strisce), ago e filo;
– foto nostre di repertorio;
– colla (da carta);
– spillatrice;
– forbici;
– tavoletta grafica (in questo caso non indispensabile) e computer (se preferite, potete anche usare i pennelli, i pastelli, i pennarelli, o qualunque altra cosa vogliate, senza mai ricorrere alla tecnologia);
– plastificatrice (la nostra è una Pavo acquistata parecchio tempo fa su Amazon: pochi euro per un risultato dignitoso, ma NON perfetto)
PROCEDIMENTO
1) realizzate numeri e bandierine (fino all’anno che avete scelto) con gli strumenti, le forme, i colori e le modalità che preferite;
2) realizzate i folders (le etichette) che volete utilizzare per archiviare i vostri contenuti scelti: noi abbiamo scelto “Ricordi”, “Apprendimenti”, “Viaggi”, “Novità” e “Compleanno”;
3) tagliate le strisce di pannolenci della stessa misura e collegatele tra loro (colore per colore) con ago e filo, formando lunghe strisce di tessuto di diversi colori e lasciando qualche millimetro di spazio tra l’una e l’altra per poterle ripiegare;
4) scegliete il colore della striscia frontale e, dopo aver plastificato bandiere, folders e foto, attaccateli sul fronte scelto nella modalità che preferite, avendo cura di lasciare tra uno e l’altro un intervallo di spazio (tempo-tessuto) sufficiente a contenere quello che avete intenzione di riporvi e conservare;
5) sovrapponete tra di loro le singole strisce di diverso colore e cucite a mano solo uno dei due lunghi lati della striscia d’insieme così da ottenere un solo lungo lato chiuso (effetto a portafoglio);
SUGGERIMENTI CONCLUSIVI: qualche idea per diventare grandi.
Non mancate mai di invitare i bambini o i vostri figli a partecipare a tutte le fasi di attività, da quella progettuale a quella realizzativa, fino al collaudo e a sperimentare l’effettiva utilità e usabilità di quello che avete scelto di fare.
Se alla fine c’è un errore o qualcosa è venuto male condividetelo, analizzate insieme il perché e quando potrete apporterete delle varianti o delle correzioni.
Coinvolgete i bambini e i ragazzi in tutto ciò in cui desiderano dare un contributo, in base all’età e alle possibilità. Alla fine del lavoro, invitateli a descriverlo e a raccontare il procedimento che hanno seguito per realizzarlo.
Aiutarli a parlare dei materiali che hanno usato e delle attività che hanno fatto introduce la narrativa delle cose (“questo l’ho fatto così e poi ci ho messo questo, ma poi mi mancava quell’altro e allora mi sono dovuto ingegnare e ho usato un’altra cosa…”), il concetto di inclinazione e quello di competenza (“ritagliare mi viene meglio che disegnare, però mi piace di più scrivere che colorare…”), il tema del valore (lo vendo, lo regalo, lo conservo, lo insegno…) o ancora la conoscenza del reale (di cosa è fatto un foglio di carta, contare, raccontare, ricordare, rivivere).
Basta vah, se no state sempre a legge! Annate a fà e poi ce direte, si ciavete voja essennò… speramo bbene!