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Il Papa e la nostra fede ai tempi del Coronavirus.

La nostra Pasqua in quarantena è stata una raffica di benedizioni! Qui un post ricchissimo, che ogni anno riguarderemo con gioia e gratitudine, soprattutto per poter replicare le tante attività pasquali che il maggior tempo a disposizione ci ha dato modo di vivere.

E’ il primo anno che vediamo la Via Crucis e tutte le altre funzioni del triduo pasquale in tv, per altro usando Facebook Watch perché l’antenna della nostra televisione non è mai stata volutamente montata da quando ci siamo trasferiti in città (del resto, neanche quando eravamo in campagna – dove torneremo – guardavamo la tv).

Uno dei motivi principali per i quali ci piace così tanto Roma è perché c’è il Papa. Qui, in particolare qui, la Pasqua, per chi è cristiano e cerca di viverla tutta, ha un sapore che gli altri cittadini del mondo “ci invidiano”, nel senso buono del termine. Il Papa viaggia, è vero (chissà per quanto non potrà farlo adesso), ma noi ce l’abbiamo qui… “è n’attimo!” come si dice a Roma. A Roma è sempre Pasqua!

Perché metto questa rassegna memorabile di video pasquali del Papa su questo blog? Per tanti motivi. Ne espongo alcuni, per fare memoria.

Il primo, certamente non in ordine di importanza, è che io ho scritto un libro sull’educazione parentale (“La Scuola Non Esiste”, clicca qui per acquistarlo se ritieni) motivando largamente la scelta educativa fatta con “ragioni di fede”, ispirate dalla parabola dei talenti, che oggi ci fanno essere ancora più contenti di quello che stiamo vivendo con nostro figlio. Questa priorità, nella nostra famiglia irregolare (da dieci anni ormai aspettiamo con fiducia che si faccia chiarezza sulla nullità di matrimonio di mio marito che, alla data in cui scrivo, ho potuto sposare soltanto in comune quasi tre anni fa), non è data dal desiderio di inculcare nella testa di nostro figlio norme, dogmi, principi o dettami che la maggior parte della gente critica senza conoscere davvero (come del resto facevamo anche noi prima della nostra conversione), ma da quello di condividere con lui l’esperienza che ci ha reso, più di ogni altra cosa, vivi, felici e veri: quella dell’incontro con Cristo, con l’amore di Dio Padre e con la Chiesa.

Ma come si fa questo senza fare… lo scrivo? Sì, dai, lo scrivo, tanto è quello che mi sento dire più spesso …il lavaggio del cervello ad un bambino? Si fa con la ricetta più semplice e insospettabile che ci possa essere: vivere la vita per quella che è, imparare a guardare alle cose importanti, imparare a riconoscere l’essenziale, a conoscere il proprio cuore, la sofferenza, la realtà. Attenti: imparare, non insegnare. Si fa dando al proprio spirito due ali da deltaplano che, anche in tempi di quarantena, ci lasciano volare alto e non ci tolgono mai il sorriso. Si fa riconoscendo naturale ciò che agli occhi del mondo non lo è; si fa rispettando la natura che ci circonda da custodi e non da proprietari; si fa educando i figli a riconoscere gli errori, ad essere umili, a dare più importanza alle persone che alle cose, a chiedere e a dare aiuto.

Il primo motivo quindi è quello di confermare e rafforzare questa scelta, proprio in questi termini, abbinandola alla nostra fede, che si sta rivelando – ancora una volta – salvifica nel lungo periodo.

Il secondo motivo è che questo blog è un diario di bordo, il nostro. In questo senso, a mio parere, tutti i genitori dovrebbero averne uno, non solo “per se stessi”, ma anche per lasciare ai propri figli la loro versione ordinata e raccolta della storia, della quale fanno parte e verso la quale possono osservare e dire cose che – quando i figli saranno grandi – non sarà più possibile trasmettere con la stessa densità, lo stesso calore e lo stesso trasporto. Ci sono sempre meno nonni narranti e sempre più genitori occupati, che ci auguriamo trovino una dimensione più sostenibile dopo questa pandemia: noi abbiamo scelto di tenere una traccia viva e attiva della nostra storia, non solo personale ma anche… collaterale, diciamo. Tutto educa. Tutto ci insegna qualcosa. Attenti: ci insegna.

Il terzo motivo è che in questo momento, in questa emergenza mondiale che strappa senza pietà la vita, il cuore, lo spirito e la mente a migliaia di persone (ricordiamolo), al netto di chi si rifugia in una versione dei fatti o nell’altra, in una cordata politica o in quella opposta, in una dieta o in un abbuffo, il Papa è l’unico che ha parole di vita eterna, pure quando non parla:

Giovanni 6, 68:
gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna.”

E’ l’unico a ricordarci che non ci si può salvare da soli, che l’altro siamo noi, che non siamo immortali e onnipotenti, che di fronte a certi eventi possiamo solo pregare e affidarci alla bontà di Dio, che è Padre, che dobbiamo guardare a ciò che accade oggi come ad una imperdibile opportunità di cambiamento, di rinascita. A Pasqua! Quale miglior tempismo poteva trovare il Signore per parlare al nostro cuore?

Il quarto motivo è che i cristiani a Pasqua celebrano la passione e la morte e festeggiano la Resurrezione di Gesù. Mai come quest’anno, la nostra Pasqua è stata così intensa, così vera e schiacciante, così singolare, così cristiana. Quanta educazione (da educere = tirar fuori, estrarre, guidare) in questa Pasqua! Cos’è educare se non uscire dal sepolcro standoci dentro? Cos’è tirar fuori, estrarre, se non seppellire il vecchio per lasciar risorgere il nuovo? Cos’è guidare se non chiedere e offrire un aiuto donato?

Ce ne sono molti altri di motivi ma, in questo stesso post, trova spazio anche qualche momento video e fotografico del nostro piccolo ma sincero triduo pasquale domestico (per quelli che negli anni a venire volessero fare altrettanto con i bambini, anche senza quarantena, anzi …speriamo!) che rende reale e concreto ciò che a molti sembra solo virtuale. Ad altri parrà una follia, ma del resto anche Gesù agli occhi di tanti è apparso un folle. Noi non siamo certo degni di un simile accostamento, ma siamo certi che il Signore conosca il nostro cuore meglio di noi e sappia dunque che, quantomeno, abbiamo cercato di fare del nostro meglio.

GIOVEDI’ SANTO

Abbiamo portato in due scale del nostro palazzo le colombe della pace e della solidarietà che avevamo preparato il mercoledì per augurare a tutti una buona Pasqua e offrire un aiuto regalando a tutti i condomini che ne avessero avuto bisogno e fatto richiesta mascherine lavabili fatte in casa.

Tornato Marco da questa spedizione condominiale abbiamo fatto il pane, simbolo della Pasqua per eccellenza, impastandolo insieme a mano e facendo memoria di quando il Signore è passato nella nostra vita con le cose più belle.

Il pomeriggio alle 18.00 abbiamo seguito il Papa con la santa messa in Coena Domini. Subito dopo, abbiamo letto con Samuele, da un fascicolo della sua Bibbia illustrata, la storia di Gesù nel triduo pasquale e così abbiamo potuto condividere con lui la lavanda dei piedi, mentre aspettavamo che fosse pronta la bellissima cena che ci eravamo preparati, a base di tagliolini cacio e pepe, agnello, cicoria ripassata, vino rosso e fragoline. A cena abbiamo visto un film di animazione (che consigliamo) che riposava da mesi su uno scaffale e che non potevamo trovare occasione migliore per vedere: “C’era una volta Gesù”. Noi lo comprammo su Amazon diverso tempo fa. Risulta ancora disponibile, alla data di pubblicazione di questo post, a questo link.

Memorabile rimarrà nella storia di famiglia la sintesi serale di questo primo giorno del triduo pasquale fatta da Samuele:

“Mamma, ma se noi qui c’abbiamo casa, che ci andiamo a fà in cielo?”

VENERDI’ SANTO

Abbiamo “finito” di pulire casa, abbiamo letto e giocato, e poi abbiamo preparato sul tavolo una piccola Via Crucis illustrata da colorare e ritagliare, insieme al crocifisso.

Alle 18.00 abbiamo seguito la messa del Papa con l’adorazione della croce. Il nostro digiuno è iniziato mentre preparavamo una buona cena per Samuele che alle 21.00 ha seguito con noi la Via Crucis in tv tenendo la bocca spalancata per tutto il tempo. In alcuni momenti ha detto anche: “Che bello mamma, che bello papà…”. Non ne vedrà un’altra così probabilmente e io credo che la ricorderà per tutta la vita.

SABATO SANTO

Il Sabato Santo è quel giorno del triduo in cui si vive tra la coda emotiva del venerdì sera e l’ardente attesa della Risurrezione della Domenica. Giornata di raccoglimento: abbiamo approfittato per condividere pensieri sulla nostra vita di fede e ricordi legati a tante Grazie ricevute, mentre preparavamo pane, dolci e pizze umbre al formaggio che avremmo consumato nella colazione della domenica.

Una veglia super di Papa Francesco che non dimenticheremo mai e che ha accostato alla ricerca del bene la fuga dai mali più grandi del mondo (la corsa agli armamenti e l’aborto) ci ha accompagnati al termine della nostra giornata domenicale, con grande commozione.

DOMENICA DI PASQUA

La messa del mattino ha preceduto la nostra colazione pasquale e poi grande festa fino al primo pomeriggio, pasti inclusi!

Finisco questo post con una video sintesi di come abbiamo passato il tempo di gioco, intrattenimento, coccole e compagnia in questi tre giorni di festa, dal giovedì al lunedì di pasquetta, ancora accompagnati da lockdown e quarantena. Coraggio! Il litorale e la scampagnata sono nelle nostre case, se sappiamo cercarli bene e non perdiamo l’entusiasmo! In quale migliore occasione possiamo imparare a desiderare quello che abbiamo e non quello che vorremmo? In quale occasione migliore i nostri figli potranno archiviare nella loro memoria storica un simile ricordo? Come si educa alla responsabilità e alla solidarietà se non così? Noi non conosciamo altri modi se non questo: la gratitudine per ogni giorno vissuto e il desiderio ardente di vivere il presente. Sempre e comunque.

“Nessuno ci può togliere il diritto alla speranza!” Papa Francesco

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