Varie ed eventuali

Limite e opportunità: un equilibrio delicato.

I limiti spaventano perché tutti ne abbiamo paura. In realtà, sono stati spesso nostri alleati, svelando chiavi di lettura e soluzioni interessanti che hanno rivoluzionato il nostro modo di essere più (o meno) umani.

“Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che sorgono l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere “superato”.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza.
L’inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie d’uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è il merito. E’ nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla e tacere nella crisi è esaltare il conformismo.
Invece, lavoriamo duro. Finiamola uno volta per tutte con l’unica crisi pericolosa che è la tragedia di non voler lottare per superarla.”

In questi ultimi mesi, ho spesso pensato a questa citazione di Einstein che inserii, ad un certo punto, nel mio primo libro “L’Italia che innova”. Non è cambiato molto da allora. A distanza di dieci anni si parla delle stesse cose come fossero grandi novità, con le stesse forme di speculazione, di opportunismo collettivo, di strumentalizzazione, di crisi e quindi …di risultato. A distanza di dieci anni, mi fa quasi tenerezza il ricordo/convinzione che avevo di poter cambiare il mondo con un libro, sebbene quel libro abbia fatto bene a tanta gente, compresa me. Eppure, lo riscriverei. E’ stato l’inizio di un cambiamento che ancora non è finito. E’ stato il frutto di una grande crisi e ha incarnato nel tempo tante bellissime opportunità, tirando fuori “il meglio di me”, quello che ero e che sono. Avevo 35 anni e non avevo idea di chi fossi, per cosa fossi nata e dov’ero diretta… ma non voglio perdere il vero cuore di questo post, qui e ora, oggi, nel presente.

Leggo, sento e vedo, di tanti problemi nelle vite di persone che conosco e che seguo. L’insoddisfazione, l’incomprensione, la polemica, l’opposizione, il complottismo, i disagi e la tensione, la fanno da padrone: complice uno schermo che spersonalizza tutto, mentre a tutti si rendono merito e colpe, ma soprattutto colpe. E noi seduti lì, a nascondere la testa, ad abbassare lo sguardo su uno smartphone al quale chiediamo risposte al senso della vita, equazioni certe sul futuro, posizioni chiare sul cambiamento climatico, sulla definizione di genere, sull’educazione dei figli, sulla scuola, sul lavoro… su tutto.

E’ l’eterno e delicato equilibrio che si vive nel profondo mistero che lega il limite all’opportunità, il confine alla creatività, la peculiarità all’approfondimento, la piccolezza alla grandiosità delle cose e la crisi alla vita nuova. Molta gente nasce e muore in quella che noi chiamiamo “crisi”, senza mai passare dal via e senza mai scoprire qual era l’opportunità legata a quello che noi chiamiamo “limite” . Accade perché “la crisi”, in tanti posti del mondo, non è una condizione passeggera. Non è un like in più o in meno messo dal divano a qualche post e non è data dalla pandemia. Che crisi volete che viva un Paese come l’Angola dove l’acqua non c’è mai stata nel momento in cui arriva un virus, ammesso che se ne accorgano, che decima la popolazione senza fare sconti o selezioni?

Noi siamo un popolo di privilegiati, tutti quanti. Nonostante tutto però, nella crisi non ci sappiamo stare, fondamentalmente perché non vogliamo starci (e del resto, potendo scegliere, chi lo vorrebbe?) e perché non ne vediamo le opportunità. Siamo acciecati dai limiti, dalle restrizioni, dalla mancanza di mezzi, dalle difficoltà… che poi, in molti casi, ‘ste difficoltà, parlamose chiaro…! E daje!

Ci tolgono l’intorno, finisce la vita.
Vengono meno le nostre abitudini, non vogliamo cambiarle.
Non si può uscire, complotto.
Finisce la fantasia da spendere coi figli, aiuto, tragedia: che gli facciamo fare? (Questa è facile: NIENTE, fateli annoiare). Piuttosto, chiedetevi se quando potevate fare avete fatto.
Non si andrà a scuola per qualche tempo, tutti analfabeti.

Continuo? No, dai.

I limiti spaventano perché tutti ne abbiamo paura e non ne vediamo il lato positivo, naturale complice necessario di ogni libertà concessa all’uomo che abbia coscienza del mondo e non solo conoscenza. In realtà, sono stati spesso nostri alleati, svelando chiavi di lettura e soluzioni interessanti che hanno rivoluzionato il nostro modo di essere più (o meno) umani. E’ stato sempre un bene? Certamente no. Ma cosa rende l’uomo ciò che è, nella sua genialità ed eccezionalità, se non i suoi limiti?

Impariamo a stare nelle difficoltà. Impariamo a guardarle bene, fino in fondo. Impariamo a farci più domande e a darci meno risposte. Impariamo ad ascoltare, piuttosto che appioppare un interesse artistico ad un figlio che non lo ha solo perché riteniamo di aver svuotato la dispensa della creatività. Guardiamo meglio: c’è sempre un ultimo ripiano in alto, in tutte le cucine! Diamo fiducia, non prendiamocela dai figli. Approfittiamo dei limiti per imparare a capire cosa significa davvero ideare, creare, progettare, confinare, vivere in natura (e che natura, ragazzi!), rallentare e decrescere.

I limiti e le crisi sono sempre grandi opportunità, ma l’opportunità in sé non vale niente. Quello che fa la differenza è coglierla o riporla, mettendola via. Se parliamo di me e di te, alla fine ci mettiamo a litigare, quando va bene. Nella maggior parte dei casi, non abbiamo la faccia di fare neppure quello e finiamo per parlare male di me e di te con qualcun altro. Pure vigliacchi siamo, in tanti casi! L’uomo è naturalmente divisivo perché è un individualista che per tutta la vita combatte una battaglia (persa) contro il proprio ego. E’ la stessa battaglia che governa sul rapporto con i nostri mariti, le nostre mogli, i nostri figli, i colleghi, gli amici, le cose da fare, le priorità, gli interessi, gli hobby, i passatempi… La battaglia è grande, il campo di battaglia è pieno di avversari e noi, il più delle volte, siamo disarmati o ci armiamo di fucili ad acqua e spauracchi che non “spaurano” nessuno.

Se invece ci ricordassimo di quanta bellezza, pur da ingrati, siamo stati immeritatamente circondati nella vita, allora ecco che tutto diventa limpido: la vita quotidiana è la nostra eterna opportunità per stare nelle cose e nella realtà e i suoi limiti (che dovremmo smettere di percepire come una privazione di qualcosa) sono la nostra migliore occasione per viverla, scoprirla e accarezzarne ogni dettaglio, perduto o dimenticato.

Il limite, in qualunque condizione o circostanza, non è ciò che impedisce a noi o ai nostri figli di diventare chi siamo veramente. E’ la strada da percorrere per arrivarci. Ed è la cosa più bella, più difficile e più utile che abbiamo da fare nella vita.

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