Ieri pioveva ed era anche freddo. Ora che siamo tornati a vivere nel bosco aureliano sembra già fine autunno. Così, più unico che raro, siamo usciti solo per la messa del mattino e siamo subito tornati, sotto a un’incessante serie di secchiate d’acqua. “Pioveva della grossa” direbbe mio marito.
Durante il pranzo della domenica, Samuele ha molto raccontato delle sue prime prove nell’atletica, che quest’anno ha chiesto di poter fare e che frequenta tre volte a settimana con entusiasmo e grande dedizione. Avevamo già provato a portarlo lo scorso anno, avendo intuito da subito che avesse una particolare inclinazione per la corsa, ma -fatta la prova- ci guardò e ci disse: “ma se io posso correre ovunque perché dovrei venire sempre qui a farlo?”. Aveva tre anni e mezzo nel 2019. Abbiamo capito che era presto e che non aveva alcun senso provare a convincerlo del contrario. Così, abbiamo glissato e siamo andati… a correre ovunque.
Chiacchierando di questo a tavola quindi, e vedendo Samuele molto preso dall’argomento, abbiamo pensato di vedere un film sportivo tutti insieme dopo il pranzo, ma quelli che ci venivano in mente ci sembravano ancora poco adatti per un bambino di quattro anni e mezzo, sia per tipologia di immagini e linguaggio che per tipo di dinamica e di contenuto. Alla fine, Marco ha individuato nella memoria remota un film che ricordava di aver visto forse durante un viaggio aereo: “Quattro sotto zero” della Disney. Siamo saltati rapidamente in groppa al divano.
Questo film, tratto da una storia vera -e io adoro le storie vere!- che da principio sembra la classica commediola americana da quattro soldi, narra della partecipazione della Giamaica alle Olimpiadi di bob del 1988, a Calgary.
Quattro improbabili soggetti, guidati ognuno da un diverso propulsore di motivazione personale, si incontrano e si associano sportivamente per compiere la storica impresa di condurre la Giamaica alle Olimpiadi in una disciplina alternativa alla corsa, per la quale inizialmente non riescono a qualificarsi. Non vi racconto altro sulla trama, ma vi dico cosa ne abbiamo tratto dal punto di vista educativo.

E’ “un film sull’amicizia”, disponibile in vendita, a noleggio o su Disney+, che finalmente riserva alla competizione -troppo spesso in prima linea nei film sportivi- il posto che merita. Una sceneggiatura che regge perfettamente sia i tempi che gli eventi racconta teneramente e con abilità di integrazione, di determinazione, di possibilità, di invidia, di riscatto, di perdono, di Grazia, di errori e rancori, di semplicità e di gioia. Quello che alla fine conta davvero è vivere la vita, senza scuse, rimorsi o rimpianti, dando il meglio di sé, per qualcosa di Grande. E qui quel qualcosa di Grande non è la vittoria, la fama, il successo, la bandiera o la medaglia, ma ben altro. In questo film, si rincorrono coraggio e paura, vendetta e coscienza, amor proprio e servilismo.
E’ una pellicola che andrebbe mostrata nelle scuole perché offre tantissimi spunti per approfondire argomenti, come la storia e la geografia, legati allo sport e alle radici di certe nazioni. Potrebbe essere l’input di un bel lavoro manuale, un’attività costruttiva, magari meccanica, oppure sartoriale, o anche una buona occasione per parlare di integrazione, di rispetto e di diversità, senza sconfinare sempre e solo nel dramma giornalistico dell’immigrazione, dei barconi e dello sfruttamento.
Guardatelo e fateci sapere cosa ve n’è parso. Vi farete anche un sacco di risate senza il bisogno di collezionare parolacce o scene vietate ai minori che hanno lo stesso ottenuto il visto censura. Magari vi viene anche voglia di costruire un bob come quello che si vede nel film. I bambini ne sarebbero entusiasti!
Ciao Giorgia,
avevo intenzione di mostrare questo film in classe e stavo cercanado informazioni… Ho trovato il tuo articolo e devo dire che mi hai convinta! Ho ordinato il tuo ultimo libro e sono curiosissima di leggerlo !
Un saluto e buona vita :).
Elena
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Ciao Elena ! Fammi saperevche ne pensi poi (del film!) 😃
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