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L’isola d’Elba. E le sue amiche.

All'Elba come a Ischia, bisogna scegliere e valutare bene e fare i conti con le proprie abitudini e necessità.

Le isole non sono per me. Comincio così questo post. Lo scorso anno, a Ischia (clicca qui per leggere il post e qui per vedere il lapbook che realizzammo), “mi salvai” dall’essere troppo negativa perché:

1) se sei negativo alla prima esperienza, di qualunque natura essa sia, secondo me sei un disadattato;
2) eravamo comunque in una comodissima struttura a pensione completa con piscina, intrattenimento bimbi e altre comodità. Certo, al mare si andava sempre in macchina, ma la spiaggetta era servita, convenzionata con l’hotel, non troppo distante e c’era modo di restare alla base facendo cose.

Quest’anno, la scelta marittima è stata fatta sulla base di validissime ragioni di amicizia e convivialità con altri, ma si è rivelata, in generale, poco adatta, almeno per me, storicamente abituata – da campeggiatrice scalza fin dalla nascita – a disagi e scomodità di ogni tipo, ma in cambio di due costanti irrinunciabili e, a mio parere, fondamentali:

1) campeggio sul mare, a un passo di distanza dalla tenda;
2) possibilità di intrattenere grandi e piccini con quello che c’è, anche fosse offerto solo dalla natura locale.

Ecco, senza fare nomi o recensioni “stroncanti” (che sarebbero comunque sempre e solo soggettive e opinabili fino alla morte da chiunque), direi che in questo caso non c’era né l’uno né l’altro, oltre al fatto di dover fare almeno un’ora di macchina al giorno per andare a cercare un mare decente e alla fine stare scomodi. E abbastanza soli.

Samuele e il big daddy sono stati benone perché, essendo in ogni caso grandi amanti del mare e del nuoto, alla fine stavano volentieri in acqua per ore, punto. Io invece ammetto di aver sofferto un po’, soprattutto per i numerosi spostamenti in auto e per lo sbaracco e il rimontaggio di tutta l’attrezzatura da spiaggia più volte al giorno. Principalmente, ho raccolto sassi, rincorso asciugamani e ombrelloni su tutte le spiagge e allestito improbabili pranzi e spuntini da spiaggia con bagagli vari e bagaglietti.

PER CHI SONO LE ISOLE, QUINDI?

  • per chi va in barca e ama – o vuole fare – questo genere di esperienza, visitando le isole torno torno, via mare;
  • per chi parte in comitiva o ha il vantaggio di avere una famiglia numerosa;
  • per chi non ha figli;
  • per chi è un senza fissa dimora;
  • per le coppiette in vespa;
  • per chi non soffre il mal di macchina;
  • per chi, a prescindere, non ha problemi a fare un frequente uso dell’auto anche in vacanza;
  • per chi non ha nulla in contrario a farsi il bagno in mezzo a porti privi di regole, normative e controlli;
  • per chi ama le spiagge sassose;
  • per chi cammina tranquillamente in mezzo alla strada (i marciapiedi sono praticamente inesistenti);
  • per chi pedala in bicicletta senza problemi tra le auto;
  • per chi accetta serenamente di non avere alternative.

Dopo due anni consecutivi di mare sulle isole, ho guadagnato personalmente il trofeo di poter scegliere la destinazione dei prossimi due anni di vacanze. Se a qualcuno interessa e volesse unirsi a noi, la prima scelta verterà di certo su un campeggio con spiaggia (di sabbia!) interna e tenda a due metri dal mare. Zero macchina, pranzi e cene comunitari in comitive improvvisate, bimbi liberi in costume da mattina a sera senza ansie, pesca sugli scogli e bagnasciuga di 3 cm per n mila chilometri…
Ricordo mio padre, che vedevo tornare dalla riva del mare alla roulotte, con un secchio di telline e cannolicchi appena pescati mentre mamma teneva allegro il soffritto di aglio e olio sulla padella accesa in cui li avremmo cotti per condire gli spaghetti. Si andava a piedi ai servizi comuni per lavare i piatti in costume e si incontravano sempre altre persone con le quali si cercava di parlare in tutte le lingue possibili, perché il mondo è sempre stato multietnico e multirazziale. Anche la pipì era una “cambiale”: ci si alzava di notte per andare a farla ai bagni del campeggio perché non si poteva svuotare continuamente il bi pot della roulotte e, se solo alla fine ti accorgevi di aver dimenticato la carta igienica “a casa”, potevi solo prenderne atto e stabilire sul momento quali erano le priorità (tornare a prenderla o non pulirsi). Un giorno, a tempo debito, scriverò un post su quale bellissima occasione educativa sia il campeggio con i figli… quello vero, però.

Per quanto riguarda le isole, l’unico suggerimento che darei è: valutate bene tutte le circostanze, soprattutto se avete figli. Per come sono io, anche se figli non ne avessi o fossero ormai grandi, non tornerei su isole come queste a meno che non si creassero circostanze e priorità (di non so quale natura) che ne rendessero inevitabile una seconda chance.

E, ciò detto, mio figlio sposerà di certo un’ischitana! Tra qualche tempo, mi toccherà camminare in mezzo alla strada, senza marciapiedi, col bastone e sotto al sole! :-))))

Sarebbe il colmo.

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