Ecco un post un po’ meno palloso, ma non meno utile dal punto di vista educativo, spero.
I parchi divertimenti sono da sempre una delle attrazioni più ambite dai bambini. Quando eravamo piccoli noi, si chiamavano solo “giostre” ed erano quattro carrozzoni di ferro che giravano per le feste di paese, le sagre, qualche evento nelle piazze. Quasi quasi, babbo Natale a Piazza Navona con la slitta e le finte renne intrigava di più del calcio in culo mignon, con 4 seggiolini e uno straccio appeso a una catena. Non si capiva neppure per quale motivo bisognasse acchiapparlo facendosi prendere a pedate da quello che sedeva dietro di noi, visto che spesso non si vinceva neanche nulla.
Negli ultimi anni però ci siamo evoluti, o forse no, assicurandoci la nostra quota di parchi divertimenti anche in Italia. L’utente medio, abbonato o visitatore occasionale che sia, si diverte quanto basta. Anche troppo.
In particolare, noi, soprattutto nell’ultimo anno, ne abbiamo visitati due, quindi almeno su questi vi lasciamo qualche consiglio, cose che abbiamo notato, curiosità, spunti di riflessione e un’opinione a distanza di tempo, visto che sappiamo che c’è gente che spende anche il tempo di un viaggio non breve per arrivarci.
Al Luneur Park (clicca qui per visitare il sito) siamo abbonati Piuma Rossa perché ce l’abbiamo a dieci minuti da casa: 149€ da maggio 2018 al gennaio 2019 per l’ingresso con attrazioni illimitate per 1 adulto e 1 bambino. Ci arriviamo in bicicletta quando è bel tempo oppure in cinque minuti di macchina o in 15 di bus. A parte le solite giostre, ci sono piccoli playground nei quali i bambini possono incontrarsi e giocare insieme o da soli, momenti di animazione programmata, laboratori di vario genere, qualche arrampicata per bimbi grandi e diverse zone in espansione. Resistono due cimeli storici che abbrutiscono terribilmente l’intero parco, secondo me, al momento non funzionanti (e cosa ne faranno non lo sappiamo): sono le due vecchie case dell’orrore che c’erano già ai tempi della mia disastrosa adolescenza di liceale. Non c’entrano oggettivamente nulla con il resto del parco. Per altro, se fosse per me, bandirei il genere horror da qualunque ambito (compreso Halloween, in ogni parte del mondo, precocissima e pericolosissima banalizzazione e normalizzazione del male in tutte le sue forme, estetiche, figurative, espressive e quant’altro), figuriamoci in un parco divertimenti per bambini fino a 12 anni! Anyway… tant’è. Pare che se non li terrorizziamo subito non impareranno in fretta ad essere degli infelici, sottomessi e depressi, come invece – a detta di molti – il mondo li vorrà da grandi: morti viventi.
Tornando a noi, ecco dunque cosa vorrei dirvi sul LunEur Park chiudendo la parentesi sui cimeli storici di cattivo gusto. Prendetele come considerazioni generali, secondo il nostro punto di vista, e nel farle vostre traete le vostre conclusioni. Quello che per noi è un difetto per voi può essere un pregio e viceversa. Dopo aver sentito raccontare da un insegnante di scuola elementare che molti genitori hanno chiesto di rimuovere le radici degli alberi in giardino per consentire ai propri figli di avere quanti meno ostacoli possibili tra i piedi, ho capito di vivere nel mondo del contrario, quindi io vi lascio qualche spunto e poi voi fatene l’utilizzo che credete…
1) 5€ fisse per il visitatore ospite che non accompagna nessun bambino e non può salire su nessuna giostra non sono poche, tuttavia se servono a tenere il parco pulito, controllato e curato per come’è ci si può anche stare. In ogni caso, noi evitiamo il problema portandoci a turno Samuele.
2) Il livello della “ristorazione”, sia come qualità gastronomica che come scelta (limitata prevalentemente a pizza, Hot dog, zucchero filato e gelati) non è proprio quello che daremmo da mangiare a casa ai nostri figli.
3) Ci sono i bagni per bambini, ovvero a misura e altezza di bambino, possiamo dire montessoriani. Se dico “Alleluia!” si capisce come la penso, vero? Da Eataly mi tocca sempre avviare una posa di pilates e farmi il bagno solo per lavare le mani a Samuele. Basterebbe comprare da ikea una decina di banchetti per fare felici tanti genitori, eppure… mah, mistero dei grandi marchi.
4) Gli operatori stagionali, buttati nella mischia con due ore di formazione posticcia, si riconoscono lontano un miglio (vale anche per i cassieri dei grandi supermercati ad agosto, ne approfitto per fare un parallelismo non troppo estraneo alle famiglie).
5) Il personale, in media, è giovane e cortese.
6) Gli spettacoli di animazione e intrattenimento sono abbastanza basic (scrivere “demenziali” mi pare una cattiveria e una scortesia per tutti quelli che li ritengono una grande… risorsa?)
7) Nel parco ci sono isole fumatori dedicate, anche se spesso inutilizzate da tanta gente che se ne frega e fuma in coda senza essere infastidita da nessuno. Se si consuma una bibita in vetro bisogna restituire la bottiglia al banco. La raccolta differenziata è efficientissima e i cestini non mancano o sono comunque facilmente raggiungibili da ogni punto del parco.
8) Le attrazioni sono “giuste”, ben curate, abbastanza pulite e di vario tipo. Ce n’è per tutti, salvo il fatto che forse dipende un po’ anche dall’asticella cui i bimbi che lo frequentano sono abituati. Come ben sappiamo, ci sono bambini che a 12 anni ne hanno ancora 6, dal punto di vista delle esperienze, e altri che a 6 hanno già visto di tutto. Sicuramente, a nostro avviso, non è un parco per adolescenti. Diciamo che oltre i 12 (che a noi paiono già tanti)… “nisba”. È ben ora di fare altro.
A Cinecittà World (clicca qui per visitare il sito) invece ci siamo capitati per lavoro. L’amministratore delegato del parco – Stefano Cigarini – è un mio amico di vecchia data, uno dei testimonial del mio primo libro (L’italia che innova), ai tempi amministratore delegato del parco acquatico Zoomarine. Gireremo su uno dei loro set parte del nostro prossimo corto e così, con l’occasione di un sopralluogo, abbiamo fatto un giro delle attrazioni. Di seguito le impressioni:
1) il prezzo dell’abbonamento è più equo di quello proposto dal LunEur e, con la stessa cifra, per lo stesso periodo, si abbonano tre persone invece di due col vantaggio che le attrazioni a quel punto sono accessibili a tutta la famiglia; d’altro canto, la modalità orizzontale fa sì ché in alcuni momenti ci siano più bambini in coda perché gli adulti, senza dare alcuna precedenza o farsi lo scrupolo di essere generosi nei confronti dei giovani partecipanti, monopolizzano le giostre.
2) Il parco unisce diversi tipi di attrazioni, da quelle acquatiche a quelle cinematografiche, da quelle teatrali a quelle per bambini piccoli e piccolissimi. Insomma, è adatto a tutte le età.
3) Anche l’intrattenimento gastronomico offre un paio di varianti di livello e qualità leggermente superiori a quelle di pizza e hot dog offerte dal LunEur, sebbene il resto sia più o meno nello stesso stile, ma è anche comprensibile. Sempre di parchi divertimenti si tratta.
4) Scarsa la gestione per la raccolta dei rifiuti. Molto meglio quella del lunEur. Si trovano bottigliette di plastica infilate ovunque e soprattutto in corrispondenza di spazi confinanti con le file, dove la gente resta tipicamente con la bottiglietta d’acqua vuota in mano e, siccome un attimo prima di salire in giostra non trova subito dove buttarla, la ficca dove capita. Un cestino di indifferenziata accanto all’ingresso di ogni giostra forse aiuterebbe. Magari anche no, ma nel frattempo comunque non c’è.
5) per quanto riguarda le attrazioni horror, in questo caso funzionanti, vedi sopra. Io amo la bellezza, il bene, la pace, l’amore, la luce, la gioia… Di horror nella mia vita e in quella della mia famiglia, soprattutto per mia volontà, non ci sarà mai nulla! Ed è proprio perché l’ho conosciuto e cercato in passato che lo evito e lo allontano. Ne conosco bene le conseguenze.
Che altro dire? Per i nostri gusti, meglio lo zoo. Ci siamo abbonati anche lì (per altro, i bambini alti meno di 1 metro non pagano) e almeno una o due volte al mese ci andiamo e ci passiamo una giornata intera.
Per quanto mi riguarda, indipendentemente dall’età dei figli, ho bandito dal nostro intrattenimento di famiglia gonfiabili, palline, gommolandie varie e cose simili. Posti dove intere mandrie di bambini lasciati a se stessi allo stato brado si pestano, si spingono, si prendono a calci o per i capelli, senza guardarsi mai negli occhi, abbracciarsi, unirsi per un motivo che non sia uno scontro casuale su una rapida o scambiarsi un sorriso paziente e gentile. Per altro, Samuele è un tipo che – almeno per il momento – non ama il casino, l’andare di corsa, le resse, i parchi affollati o le mischie da comunelle. Quando ci si trova se ne va e noi non gli impediamo di certo di farlo perché non crediamo affatto che socializzare significhi ammassare da qualche parte montagne di corpi sudati i cui “padroni” non si chiamano neppure per nome.
Ciò detto, se siete amanti del genere, andateci. Come spesso accade, non è tutto da buttare né tutto da lodare. Però, attenti a non confondere il divertimento con il piacere consapevole di trascorrere un tempo bello, buono, costruttivo e positivo, in posti e con modalità che diano un senso a tutte le dinamiche umane di cui anche i bambini sono, per Grazia di Dio, possessori e abilissimi autori e padroni. Non vi accontentate. Fate cose belle, cose nuove, cose diverse. Non istallate a tempo pieno gli zoccoli sulle soglie degli stessi cancelli per otto, dieci mesi, tutti i giorni a tutte le ore, solo perché vi siete abbonati, ve prego! Il mondo è grande. Volendo è grande anche la città. Se avete le gambe corte o le giornate brevi, sgambettate nel quartiere, ma – ve prego! – non fatevi cremare in un parco divertimenti. Non è il bene dei nostri figli. E neppure il nostro.