Questo tutorial, tra i primi di una lunga serie, potrebbe sembrare una banalità. E, almeno dal punto di vista esecutivo, apparentemente lo è. Ma ci sono tanti però, perché noi, per ottenere questo risultato:
– ci siamo allontanati da casa per andare al mare;
– abbiamo camminato tanto sulla spiaggia in una mattina invernale, scomodamente accompagnati dai nostri borsoni, dalle nostre giacche, dalle scarpe scomode;
– abbiamo dedicato del tempo a scegliere solo i sassi che avessero certe caratteristiche (lisci e levigati, più chiari che scuri, con forme particolari);
– una volta tornati a casa, abbiamo dovuto ipotizzare tutte le destinazioni possibili che avremmo voluto/potuto dare ai nostri sassi e, di conseguenza, abbiamo dovuto valutare le modalità operative con le quali renderli adatti agli scopi scelti;
– identificato il lavoro da fare, abbiamo dovuto rivedere almeno due volte le nostre scelte, perché si sono rivelate inadeguate;
– alla fine, abbiamo ottenuto un risultato con almeno tre diverse applicazioni possibili, delle quali una ancora da testare.
Ciò detto, che tipo di lavoro abbiamo svolto e che scelte abbiamo fatto?
Abbiamo raccolto dei sassi che avessero le caratteristiche di cui sopra. Una volta arrivati a casa, abbiamo provato a dipingerli con le tempere, salvo poi scoprire che, anche asciugati, le tempere non andavano bene perché stingevano anche al solo tocco. Siamo così passati ai pennarelli indelebili, quelli con la punta grossa, puzzolentissimi (madre snaturata, lo so). Abbiamo atteso un minimo tempo di asciugatura e siamo passati a scritte e decorazioni con Uniposca a punta fina, riportando una virtù o un vizio su ogni sasso.
Possibili applicazioni di questo lavoro? Poggia posate (non abbiamo testato il lavaggio dei sassi così dipinti, quindi non siamo certi che si mantengano integri o che non macchino), segnaposti o gioco della tombola con annesso esame di coscienza. In questo ultimo caso, si infilano tutti i sassi in un sacchetto, se ne pesca uno senza guardare e, in base alla parola (virtù o vizio) pescata, si fa una riflessione soggettiva, ma condivisa con gli altri membri della famiglia, sulla propria giornata in relazione a quella parola.
Quante competenze e attività abbiamo tirato in ballo per eseguire questo lavoro? Proviamo ad elencarle e scopriremo che sono almeno undici:
- ideazione;
- pianificazione;
- progettazione;
- movimento;
- decisione;
- finalizzazione;
- revisione;
- esecuzione materiale;
- collaborazione;
- cooperazione;
- condivisione.
Comunicare ai figli, anche attraverso un gioco, che è importante non viversi addosso ma imparare a riflettere sulle proprie azioni, è secondo noi un atto educativo ben più importante di una frazione. E alle cose importanti si dedicano tempo, fatiche e risorse. Perché, come si dice nel Piccolo Principe, l’essenziale è invisibile agli occhi.
Che bel lavoro e che belle riflessioni!
Grazie come sempre per la condivisione!
Ciao ciao!
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