Tempo per vedere film ultimamente: zero. Però, sappiamo tutto su Wall-e, Monsters&Co, Arlo, Ribelle, Cars e un po’ di altri strapazzi… Scegliere un film che ci impegni un paio d’ore – ammesso che le troviamo – da togliere ad altro e valga la pena di essere visto è una questione familiare di grande rilevanza. In particolare, ormai giriamo principalmente attorno a film sull’educazione, sulla storia, sulle vite di personaggi realmente esistiti, cose così. Ne vederemo tre o quattro all’anno in tutto. Ci bastano.
Con tutto il rispetto per “Capitan Fantastic” che non abbiamo ancora visto e che, a quanto ne sappiamo, sta contribuendo a devastare l’opinione sociale media riguardo a chi sceglie l’homeschooling come pratica educativa, “L’uomo che vide l’infinito” è un gioiellino di grande sintesi tra chi, nell’educazione, crede di inventare ogni cosa, prendendosi spesso meriti e glorie personali, e chi sa di non poter fare altro che scoprire quello che c’è già e condividerlo con il mondo.
Quella di Ramanujan è la storia di un genio senza istruzione, nato e morto nella sua povertà, che ha dimostrato al mondo quanto la realtà non ci appartenga affatto, quanto non sia frutto delle nostre opere, quanto non serva detenere alcun potere per comprenderla e palesarla al resto del mondo.
E’ un film da vedere, soprattutto per quelli che credono molto nel titolo (il diploma, la laurea, i master…), o per quelli che, come noi, hanno scelto l’unschooling, briglie sciolte verso l’infinito. Vedetelo. Al momento lo trovate su Netflix, ne vale davvero la pena.
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